Maternità

Andiamo a Pisa!

Cosi su consiglio del ginecologo di Roma ci siamo messi in contatto con il Dottor Gatti dell’ospedale Santa Chiara di Pisa dove c’è uno dei migliori reparti di Labiopalatoschisi e presi appuntamento. Questa volta però il viaggio è stato diverso non come quello di Roma, anzi eravamo impazienti di sapere tutto, per prepararci al meglio alla nascita della piccola Emily. Vi anticipo che non avrei potuto fare scelta migliore, mi sono affidata non ad un dottore ma ad un angelo con le mani d’oro e ovviamente ringrazio anche tutto il suo team. Entrata nel suo ambulatorio mi sentii subito a mio agio, ci spiegò tutto su come affrontare il problema e, una volta che la bimba fosse nata, come fare per allattarla. Spesso i bambini nati con questa malformazione non sempre possono essere allattati e hanno bisogno di un biberon apposta. Inoltre ci comunicò che al 4°mese di vita avrebbe dovuto affrontare la sua prima operazione. Ovviamente alla nascita si sarebbe visto se il palato fosse aperto o meno quindi la certezza di tutto l’avrei avuta solo in quel momento. Il dottor Gatti ci fece visitare il reparto dove Emily sarebbe dovuta stare per una settimana dopo l’operazione e non vi nego che mi si strinse il cuore e gli occhi mi si riempirono di lacrime, perché nonostante tutte le consapevolezze mi risultava tutto ancora molto strano. Proprio li ho avuto modo di conoscere una mamma con il suo bimbo che si sarebbe dovuto operare il giorno seguente; era la prima volta che vidi dal vivo un bimbo con questa malformazione e devo dire che mi ha fatto una tenerezza incredibile ed era bellissimo, il mio sguardo non si soffermò sul problema ma sui suoi occhioni  azzurri, questa mamma era molto tranquilla, abbiamo parlato e mi ha molto rassicurata; nel frattempo nella mia mente immaginavo quando sarei stata lì con Emily. Non ci crederete ma quando Emily è stata ricoverata per l’operazione ci hanno assegnato per caso la stessa stanza e lo stesso posto letto dove avevo conosciuto mesi prima questa famiglia. Ho percepito questa coincidenza come un segno di buono auspicio per quello che Emily stava per affrontare. Nei mesi successivi ho cercato di vivermi la gravidanza in maniera diversa tranquilla, infatti per la prima volta ho cominciato a comprare qualche vestitino per Emily, preparare la sua camera e organizzarmi con tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno, cosa che fino a quel momento avevo evitato.
Non ho mai nascosto il problema di Emily a nessuno, ne ho parlato con la mia famiglia, i miei amici, mi sono confidata con le mie amiche strette in questo modo era come se trovassi conforto, mi liberassi, perché credetemi dentro di me portavo un bel bagaglio pesante.
Giorno dopo giorno cambiavo, non ero la stessa ragazza spaventata dell’inizio, stavo diventando più forte, più sicura di me stessa, perché è vero quando ti ritrovi in situazioni simili l’unica cosa che puoi fare è mettercela tutta, momenti bui continuavano ad esserci perché sarei ipocrita a dire che tutto andava nel verso giusto, però dovevo essere positiva, non arrendermi e non l’ho mai fatto.
Cosi arrivai quasi alla fine della gravidanza e tra una visita e l’altra all’ottavo mese Emily decise di nascere cosi inaspettatamente.
Era la 34esima settimana feci la mia ecografia di routine dove purtroppo il ginecologo si rese conto che rispetto al mese precedente non era cresciuta. Cosi di nuovo un colpo all’anima questa notizia non ci voleva. Dopo dieci giorni tornai alla visita per monitorare la situazione e lì mi disse che era il momento di farla nascere perché non stava andando come speravamo, la bambina avrebbe rischiato la vita.
Cosi dallo studio del ginecologo fui portata subito in reparto per un cesareo d’urgenza. Emily aveva un ritardo di crescita grave. Non ho avuto modo di realizzare il tutto; si ero spaventata ma nello stesso tempo era come se mi stessi liberando, non sopportavo più quella pancia e volevo vederla, vederla per avere certezza di tutto quello a cui sarebbe andata incontro, perché quei mesi nonostante le visite e la conferma della malformazione, era tutto un vediamo alla nascita.

Così arrivò il momento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *