Maternità

Paura e coraggio

Il giorno dopo la notizia ero a pezzi il mio stato d’animo mi stava logorando e avevo paura, stavo vivendo un qualcosa più grande di me e, non solo non ero pronta ma avevo paura di mettere al mondo una figlia con un problema e che fin da subito avrebbe dovuto affrontare le difficoltà della vita, la vita che non è mai semplice, figuriamoci in questi casi. Non vi nascondo di essermi trovata di fronte a delle scelte, interrompere la gravidanza, oppure lottare per la sua vita, la sua libertà, la sua esistenza, quella di Emily. E’ stato un pensiero forte lo ammetto, ad oggi la guardo e mi sento tremendamente in colpa solo ad averlo pensato, ma credetemi non per vergogna o altro perché da genitore forse avrei sopportato tutto, ma il primo pensiero è stata lei, lei che non avrebbe avuto una vita “normale” se mi permettete di dirlo, lei che avrebbe dovuto farsi strada in una società dove purtroppo l’immagine conta più di quello che sei dentro, lei che mi avrebbe rinfacciato il perché l’avessi messa al mondo sapendo a cosa sarebbe andata incontro e tutto questo mi avrebbe distrutta. Successivamente a mente lucida ho metabolizzato la situazione, arrivando alla conclusione che ogni situazione nuova, che non conosciamo ci spaventa e in un primo momento diresti perché proprio a me? Ma nonostante tutto quello che mi passava per la testa, non mi sono mai e poi mai posta questa domanda perché già da subito capii che le cose non capitano solo agli altri; questa volta gli altri eravamo noi.

Cosi tra un pianto e un altro, andai a Roma in una clinica privata a fare una morfologica di secondo livello. In macchina con me c’era mio marito e i miei genitori e immaginate che aria tesa si poteva respirare, eravamo tutti preoccupati e durante il viaggio quasi non parlammo. Arrivai molto presto per poter fare tutto con calma ma il tempo non passava e tutti i pensieri stavano mangiando ogni parte di me. Finalmente era arrivato il mio turno entrai, con me sempre mio marito, mi stesi sul lettino e davanti avevo uno schermo grande dove mi permetteva di vedere, insieme al dottore la mia bambina. In quel momento ho sperato con tutta me stessa che il mio ginecologo si fosse sbagliato nel vedere il problema, anche se era evidente fin dall’inizio, invece mi fu confermato tutto e non solo, ci disse che la malformazione aveva preso parte della gengiva e molto probabilmente anche il palato che però si sarebbe visto alla nascita. Cosi continuò l’ecografia e si accertò che tutti gli altri organi fossero a posto, per fortuna fu così e per un secondo seppur breve momento tirai un sospiro di sollievo. Non vi ho detto ma la cheilognatoschisi o labiopalatoschisi, nel caso in cui fosse interessato anche il palato, porta con se tante conseguenze dal modo di alimentarsi, a problemi uditivi, problemi nel linguaggio e alla dentatura; per non parlare delle eventuali sindromi correlate. Ecco perché le mie tante paure iniziali. Finita l’ecografia il ginecologo fece un quadro della situazione e spiegò che la malformazione che aveva colpito Emily non rientrava in quei casi gravi e che avrei potuto continuare la mia gravidanza in maniera serena, per quanto fosse possibile, e che da subito mi sarei dovuta mettere in contatto con l’ospedale che dopo qualche mese dalla sua nascita l’avrebbe operata. Avrei potuto fare anche un’amniocentesi e devo essere sincera non me la sono sentita, visto che non era necessario, però ad oggi varcata la soglia dei trent’anni, con una maturazione diversa e con questa esperienza che mi porto dietro forse la farei; Uscita da lì mi sentii diversa, stavo per affrontare per sempre un altro cambiamento importante nella mia vita, consapevole del fatto che la strada non sarebbe stata facile, perché ripeto far nascere un figlio con dei problemi non è semplice, però ero sicura, avevo preso coraggio e di colpo le mie paure si stavano trasformando nel fatto che avrei messo al mondo mia figlia e che avrei lottato per lei e per la sua vita; 

Di una cosa però ero ancora inconsapevole, che la sua nascita avrebbe fatto rinascere anche me ed è stata una sensazione incredibilmente bella.

i suoi primi calzini

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