Maternità

14 – 04 – 2017

Erano le 14.59 del 14-04-2017 è nata lei Emily Ferrante. Come vi ho già anticipato uno scricciolo di 1.400 kg; subito in quel momento mi resi conto che non c’è emozione più bella, pura e vera. Mi sembrava quasi impossibile di averla messa al mondo e che finalmente dopo mesi di paure e preoccupazioni potevo conoscerla. L’ostetrica me la mise vicino, la vidi per la prima volta, i suoi occhioni incrociarono i miei ed era come se mi volesse dire: mamma stai tranquilla andrà tutto bene. La toccai, avevo quasi paura, era piccolissima e la sua pelle come velluto, liscia e morbida. Non vi ho detto ma nel preciso momento in cui è nata la prima cosa che mi disse il dottore fu che fortunatamente il palato era integro e di colpo quell’incognita che mi portavo per tutta la gravidanza ha trovato risposta. Scoppiai in un pianto liberatorio, pensai ad Emily e al fatto che avrebbe dovuto affrontare un problema in meno e mi sentii davvero sollevata. Il tempo di vederla e fu portata subito in Terapia Intensiva Neo-natale dove avrebbe passato i suoi primi 40 giorni di vita. Emily è nata a 36 settimane quindi pre termine però il suo peso era talmente basso che dovette rimanerci cosi a lungo. Sono stati 40 giorni in cui ho provato emozioni forti tra tante paure e poche speranze; ho lottato, ogni santo giorno. Non solo per la piccola Emily ma anche per noi genitori. Riesco ancora a sentire l’odore del reparto insieme ai suoni dei macchinari dove era ricoverata. La cosa che più mi faceva male è stata poterla vedere solo un’ora al giorno. Pensate che trauma potesse essere, per una mamma e un papà vedere la propria figlia per cosi poco tempo. Quando stavo con lei in quell’ora me la godevo al massimo, non potevo sempre prenderla in braccio perché era nella termo culla, però bastava vederla e toccarla e farle sapere che ero lì insieme al suo papà e che stavamo lottando con lei.

mamma ed Emily in TIN

I primi giorni sono stati i più difficili, i più intensi perché scendeva sempre più di peso, non riusciva a nutrirsi e i dottori ci hanno messo anche davanti al fatto che non ce l’avrebbe fatta. Tornavo a casa e mi sentivo vuota, vedevo la sua camera pronta e pensavo chissà se prima o poi l’avremmo riportata a casa. Era una situazione cosi surreale e penso sempre ché solo chi ci passa può capire. I giorni passarono, tra alti e bassi e tra le varie complicanze che si possono avere in questi casi ma, malgrado ciò stava andando sempre meglio e io mi sentivo sempre più positiva e serena. La guardavo, imparavo a conoscerla e nel poco tempo passato insieme vedevo che aveva una forza pazzesca: era attaccata alla sua vita più di ogni altra cosa. Tutto questo ha reso me più coraggiosa, mi ha insegnato a non avere paura e giorno dopo giorno capivo che non potevo che esserle grata perché era lei che stava insegnando a me come affrontare la vita, nonostante avesse solo pochi giorni. In quel periodo il problema della malformazione venne messo per un attimo da parte, avremmo dovuto aspettare che Emily compiesse 4 mesi per operarla. Nel frattempo nonostante la schisi al labbro e alla gengiva riusciva a nutrirsi abbastanza bene con un biberon tradizionale, senza ricorrere a quello specifico che solitamente si usa in questi casi. Successivamente provai anche ad allattarla ma con scarsi risultati, era piccolina non ce la faceva e poi con la schisi che aveva non riusciva ad aggrapparsi al mio seno. Molte volte mi sono chiesta se fossi riuscita ad allattarla o meno, però credetemi in quei momenti volevo solo vederla crescere, quindi a me andava bene tutto. Arrivò il momento di portarla a casa, come ve lo spiego; avevo come la sensazione di aver partorito per la seconda volta, ero felice e finalmente era tutta per noi. Eravamo solo noi tre: mamma, papà ed Emily.

primi giorni di Emily a casa

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